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"Tre tartarughine Caretta caretta nate nei laboratori di Torregrande
Due mesi dopo la deposizione nella spiaggia di Funtanazza e il trasferimento delle uova nei laboratori di Torregrande, tre tartarughe marine sono venute alla luce. Sono le uniche sopravvissute di 74 uova rilasciate ad agosto da una grossa Caretta
Alla fine qualcuna è riuscita a rompere il guscio delle uova e tirar fuori la testa. Sopravvivere alle difficoltà accontentandosi del tepore di una incubatrice e non della sabbia della Costa Verde in cui, una notte dello scorso agosto, la loro madre, una grossa femmina di Caretta caretta, di uova ne aveva deposto settantaquattro. La speranza, per questa secondo evento sardo (il primo era avvenuto a Geremeas l'estate del 2007 ma i risultati erano stati negativi), è che le uniche tre sopravvissute (anche se la Regione non ha ancora diffuso il dato ufficiale) si irrobustiscano a sufficienza, divorando pappe di gamberetti e cozze, per poter riprendere il mare e iniziare una nuova e lunga vita nel loro ambiente.
«Il quaranta per cento delle uova aveva sviluppato al suo interno i tartarughini, il dieci per cento non ha progredito. Alla nascita abbiano dovuto alimentarle, erano piccole e ciò ci ha impensierito. Erano così deboli che non sarebbero sopravvissute di sicuro nel loro nido a Funtanazza», spiega il biologo del Cnr, Andrea De Lucia.
Le operazioni di salvataggio, avviate dopo la segnalazione di alcuni escursionisti (Nicola Argiolas, Alessandro Magro e Andrea Vacca) sono state curate dal Servizio Tutela della natura della Regione. La scelta è stata quella di spostare le uova per via delle condizioni inadeguate del nido, troppo esposto ad allagamenti perché eccessivamente vicino alla battigia. Così la decisione di trasferire le uova. Dopo un periodo di incubazione, la nascita (avvenuta all'inizio del mese e tenuta inspiegabilmente segreta) dei piccoli. Per non pregiudicare la crescita degli esemplari di tartaruga, si è deciso di allevarli in cattività, almeno sino al raggiungimento del peso e della taglia ottimale. «La seconda nidificazione di tartarughe marine in Sardegna induce a ritenere che questa specie stia ampliando il suo areale di deposizione al settore occidentale del bacino Mediterraneo», spiega l'assessore regionale all'Ambiente, Giorgio Oppi. «Per questa ragione, nel prossimo futuro, occorrerà raccogliere nuovi elementi per comprendere la dinamica dei cambiamenti in atto». La Regione interverrà con la supervisione del ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e degli esperti della Stagione zoologica Anton Dohrn di Napoli diretta dalla biologa Flegra Bentivegna.
La speranza è che i pochi esemplari ancora in vita possano riuscire a superare le difficoltà e raggiungere almeno una condizione fisica tale da poter essere liberate. Magari proprio nella spiaggia di Funtanazza.
ANDREA PIRAS"
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