Pagina 1 di 1
Testudo Pardalis
Inviato: mer mag 09, 2007 3:16 pm
da alto
Ciao a tutti, sono nuovo di questo forum e mi sto avvicinando al mondo delle tartarughe.
Volevo chiedere a voi, se la pardalis, possa resistere al clima "padano", date le evoluzioni climatiche dell'ultimo decennio. Chiedo questo, perchè immagino (da neofita) che le pardalis in commercio siano tutte nate in cattività e quindi (forse) più "adattabili" al nostro clima. Mi sbaglio?
Grazie mille e scusate se ho detto castronerie......ma si sa, i neofiti......
Inviato: mer mag 09, 2007 3:25 pm
da errici
innanzi tutto saluti,
poi il tuo status di neofita l'hai mostrato sin dal titolo non fa parte del genere testudo la pardalis ma del genere geochelone,
poi non so di quale evoluzione parli ma in "padania" non credo che ci sia un clima tropicale tale da permettere l'allevamento all'aperto di questa specie,
le pardalis nate in cattività sono nate cmq in terrari dove si simula il loro clima di origine e devono starci tutto l'anno in terrario tranne i mesi piu caldi del clima italiano,
se sei neofita adotta una bella testudo hermanni le specie tropicali lasciale a chi ha piu esperienza se non vuoi farle morire.
Inviato: mer mag 09, 2007 3:30 pm
da alto
Citazione:
Messaggio inserito da errici
innanzi tutto saluti,
poi il tuo status di neofita l'hai mostrato sin dal titolo non fa parte del genere testudo la pardalis ma del genere geochelone,
poi non so di quale evoluzione parli ma in "padania" non credo che ci sia un clima tropicale tale da permettere l'allevamento all'aperto di questa specie,
le pardalis nate in cattività sono nate cmq in terrari dove si simula il loro clima di origine e devono starci tutto l'anno in terrario tranne i mesi piu caldi del clima italiano,
se sei neofita adotta una bella testudo hermanni le specie tropicali lasciale a chi ha piu esperienza se non vuoi farle morire.
grazie mille. L'ho chiamata Testudo vedendo la classificazione "Testudines/cryptodira/testudinae/geochelone pardalis"
Comunque all'aperto solo nei mesi caldi. Grazie ancora.
Inviato: mer mag 09, 2007 3:43 pm
da errici
e devi simulare il clima dei mesi caldi italiani in un ambiente come un terrario per tutto l'anno,sono specie che non fanno letargo.
Inviato: mer mag 09, 2007 3:57 pm
da Tortugo
Inviato: mer mag 09, 2007 4:21 pm
da padrinodiego
Oltre al megaterrario, devi somministrare un alimentazione leggermente diversa rispetto alle testudo. Poi devi immaginare che la pardalis ragginge grandezze considerevoli, col passare del tempo avraà bisogno di pazi sempre più grandi. Ti ripeto quello che ti dice tortugo, pensaci bene, prima di fare il passo, secondo me è semglio se inizi ad allevare una bella baby thh., autoctona , resistente , si adatta molto bene all'allevamento in cattività e poi fà il letargo.
Inviato: mer mag 09, 2007 10:45 pm
da Luca-VE
Purtroppo, nel caso dei rettili in generale, e quindi anche le tartarughe, non sono loro ad adattarsi al clima, devi "adattarlo" tu a loro
In ogni caso, per le pardalis al nord italia puoi contare su 3-4 mesi all'aperto, il resto in terrari spaziosi e superattrezzati!
Inviato: gio mag 10, 2007 12:54 pm
da Marco
Citazione:
Messaggio inserito da errici
innanzi tutto saluti,
poi il tuo status di neofita l'hai mostrato sin dal titolo non fa parte del genere testudo la pardalis ma del genere geochelone,
poi non so di quale evoluzione parli ma in "padania" non credo che ci sia un clima tropicale tale da permettere l'allevamento all'aperto di questa specie,
le pardalis nate in cattività sono nate cmq in terrari dove si simula il loro clima di origine e devono starci tutto l'anno in terrario tranne i mesi piu caldi del clima italiano,
se sei neofita adotta una bella testudo hermanni le specie tropicali lasciale a chi ha piu esperienza se non vuoi farle morire.
A voler essere pignoli non si chiamano neanche più Geochelone, infatti il genere è oggetto di revisione...
Aggiungerei che richiedono un clima secco, quindi anche un'estate piovosa non è il massimo, soprattutto per esemplari di cattura, non acclimatati.
Quoto sul discorso hermanni. Esordire con una pardalis, secondo me, sarebbe un errore. Ma scommetto che l'hai già comprata...
P.S.: ma Mantova sta nelle Marche ? Quando l'hanno spostata ???
Inviato: gio mag 10, 2007 10:56 pm
da Luca-VE
eh eh spero che il nuovo nome non venga accettato, mi rifiuto di chiamarle Stigmochelys
Inviato: ven mag 11, 2007 12:25 am
da Tortugo
Inviato: ven mag 11, 2007 10:26 am
da sulcata
perchè geochelone pardalis cosa ricorda!
Inviato: ven mag 11, 2007 10:44 pm
da Luca-VE
Inviato: ven mag 11, 2007 11:20 pm
da errici
no stigmochelys mi sa di esorcismo lascia perde proprio.
Inviato: sab mag 12, 2007 8:14 am
da Stefano_A
a prescindere dall'affezione per abitudine ad un nome piuttosto che ad un altro (ricordo anni fa, sempre in ambito di rettili, ben più critica in questo senso la soppressione del genere monospecifico "Chondropython", e la relativa annessione della "viridis" al già esistente "Morelia"...ma questa è un'altra storia...), è comunque quanto mai doverosa una suddivisione all'interno del genere Geochelone. Un genere TROPPO vasto per poter rendere "effettivamente" conto della tipizzazione di tutte le sue specie, peraltro caratterizzate da una biogeografia particolarmente estesa e frammentata. D'altra parte, in senso opposto, riconosco con Luca la necessità di una sottocategorizzazione a livello subspecifico che distingua, tanto per citare qualche esempio, le diverse popolazioni di sulcata, le provenienze geografiche di elegans o, ancora, le varietà locali di carbonaria (ma nel suo piccolo questo è un discorso valido per ogni taxon a vasta distribuzione geografica). Secondo me non era peraltro tollerabile che con questa sorta di etichetta tassonomica, talmente generica da non rappresentare specificamente più nulla se non un gruppo di "tesuggini terrestri tropicali", si indicassero "indistintamente" le giganti delle Galapagos come quelle dell'Oceano Indiano, le forme sub-sahariane come quelle endemiche delle foreste sudamericane; tipico esempio di dicitura che per indicare troppo non distingue più nulla. In un'era scientifica in cui le discriminazioni tassonomiche avvengono sulla capillare distinzione offerta da analisi genetiche sempre più rigorose, è quindi impensabile non erigere nuovi generi che tengano in considerazioni legami filogenetici ben più ravvicinati e significativi di quanto un tempo esami limitati al solo fenotipo lasciassero supporre.