Difetti attuali normative e proposte per migliorarle
Cesenatico li 02-02-2005
Valutazione delle disposizioni di legge in materia di allevamento di
Testuggini mediterranee.
Eccesso di burocrazia e costi elevati per il rilascio della certificazione CITES che di fatto scoraggiano gli allevatori dal richiederla.
Errata classificazione degli allevatori: non è giusto equiparare gli allevatori amatoriali, ai commercianti, qualora decidano di vendere anche solo qualche esemplare. E’ da considerare il fatto che attualmente gli allevatori sono esclusivamente amatoriali.
Mancanza di una rappresentanza degli allevatori all’interno della commissione scientifica .
Proposte :
1) Semplificazione dei moduli per il rilascio dei certificati CITES coi seguenti dati:
a – dati di identificazione dell’allevatore (nome, cognome, indirizzo, codice allevatore)
b – dati della specie (e sottospecie)
c – data di nascita dell’esemplare
d – dichiarazione che l’esemplare è nato da riproduttori in suo possesso; qualora sia
possibile verranno inoltre indicati i genitori. Solo allevamenti professionali, con enormi spazi, sono in grado di garantire la sicurezza del riconoscimento della paternità e maternità (le femmine possono conservare lo sperma fino a 5-6 anni). Molto più importante sarebbe non ibridare esemplari delle sottospecie, ad esempio le Testudo hermanni hermanni e Testudo hermanni boettgeri, peraltro neppure considerate dalla classificazione CITES (importantissimo patrimonio genetico delle specie endemiche).
e – Inserimento di due foto dell’esemplare, a quattro anni di età; prima di tale età, non è permessa la vendita e quindi il rilascio del certificato CITES(in questo modo finisce la ridicola situazione di dover consegnare le foto per 5 anni, con seri rischi di sostituire o invertire gli esemplari, che in continua crescita, solo dopo pochi mesi sono indistinguibili e neppure l’allevatore più esperto può riconoscerli(impossibile isolare ogni esemplare).
f – l’inserimento del micro-chip non è obbligatorio ma facoltativo
2) Abolizione delle tasse previste dall’attuale normativa
vista l’importanza delle riproduzioni di esemplari citati a rischio di estinzione da diversi organismi internazionali (IUCN, CITES, Unione Europea) e nazionali (lo stesso Stato Italiano, e le Regioni) nessuna tassa deve essere corrisposta per l’allevamento
3) Introduzione di un contributo governativo agli allevatori amatoriali
Per gli stessi motivi elencati al punto 2 e in quanto l’allevatore svolge un’attività che rientra a pieno titolo nell’ambito delle attività agricolo-produttive
4) Nessun registro di carico deve essere imposto, al solo rilascio del certificato, specialmente se l’allevatore è amatoriale e riconosciuto e del quale gli uffici CITES hanno tutta la documentazione e tutte le dichiarazioni di acquisizione, spostamento, nascita (l’attuale obbligatorietà crea un grande deterrente a rimare nella legalità).
5) Creazione di un albo di allevatori amatoriali, con il rilascio del codice allevamento. Il Tarta Club Italia, ha già sottolineato ai ministeri questa esigenza e si è reso disponibile a gestire l’albo. In questo modo verrebbe riconosciuta l’importanza di riprodurre delle specie in vie di estinzione.
6) Inserimento di un rappresentante del Tartaclub (o di un’altra associazione allevatori, ma al momento non c’è..!) nella commissione scientifica.
Si potrebbe anche valutare la possibilità di rilasciare un attestato di capacità(patentino), Il Tarta Club Italia sta lavorando per la creazione di un opuscolo a quiz, e per poter gestire gli esami in tutto il Paese.
In fede:
Agostino Montalti (presidente Tarta Club Italia)
A che punto siamo... cosa ha risposto il C.I.T.E.S.????
Ciao